Nome di penna: pubblicare con uno pseudonimo

Nome di penna: pubblicare con uno pseudonimo

Nome di penna: pubblicare con uno pseudonimo

Pubblicare un libro con uno pseudonimo

L’autore può decidere di non firmare il libro con il nome proprio (nome anagrafico), bensì con un alias, nome d’arte, a.k.a. (also known as), nom de plume (nome di penna), pen name, nickname ecc.
A tale scopo dovrà semplicemente compilare l’apposito campo presente nel nostro contratto di edizione e quindi specificare il nome fittizio.

Tutela legale

Lo pseudonimo è tutelato al pari del nome proprio (art. 9, cod. civ.), purché abbia raggiunto una capacità identificativa univoca pari al nome anagrafico. In altri termini, deve essere talmente noto e diffuso da consentire una facile individuazione del soggetto – in questo caso ormai un personaggio – tramite il solo uso del nome d’arte. Basti pensare in proposito all’attore Antonio De Curtis, paradossalmente tuttora più conosciuto al grande pubblico con il nome d’arte di Totò anziché col nome proprio. Medesimo discorso per altri personaggi tra cui Lino Banfi, all’anagrafe civile Pasquale Zagaria; Tomas Milian, in arte Tomás Quintín Rodríguez Varona y Milian; Bud Spencer, alias di Carlo Pedersoli; Alberto Moravia, nome di penna di Alberto Pincherle; Carlo Collodi, pen name di Carlo Lorenzini ecc.

Le ragioni di un nome d’arte

Prima di usare un nome di penna occorre ponderare la scelta e i motivi che ne stanno alla base. Una ragione frequente che porta a preferire un nome falso in luogo di quello anagrafico si verifica quando il secondo non viene ritenuto adatto per campeggiare sulle copertine dei libri. Si ricorre altresì allo pseudonimo per tante altre necessità, come per scongiurare casi di omonimie (esempio per non associare il proprio nome a quello di altre persone non gradite), come pure per dissimulare rapporti di parentela (esempio per motivi ereditari) oppure per evitare l’uso di nomi propri inopportuni o inadatti allo svolgimento di una determinata attività artistica o professionale, ma anche per evitare l’uso di un nome proprio difficile da pronunciare, da ricordare o da scrivere vuoi per la lunghezza, complessità o pronuncia, non ultimo per evitare l’uso di nomi propri che per la pronuncia o il significato che richiamano o altro si prestano a un tono canzonatorio.

Come scegliere uno pseudonimo

Nella maggior parte dei casi l’alias è una forma ritoccata del vero nome, di solito è composto dalla forma abbreviata o semplificata del nome proprio, soprattutto quando questi è difficile da pronunciare, non semplice da ricordare, particolarmente lungo, poco musicale o “orecchiabile” ecc. A volte, semplicemente, sono formati dal nome proprio dell’artista e dal cognome materno, dal cognome della nonna, dal nome di un luogo natìo dell’autore stesso o di un suo caro e via di seguito. Altre volte gli artisti cambiano del tutto il proprio nome. Pertanto non ci sono criteri o indicazioni da seguire per la determinazione del nome di penna: esempio Lewis Carroll è l’alias di Charles Lutwidge Dodgson (l’autore di Alice nel paese delle meraviglie), ed è stato ricavato dalla versione francese di Lutwidge (Lewis) e dalla versione anglicizzata di Carolus (Carroll), il latino per Charles.

Scrittori sotto falso nome

Rimanendo nell’editoria, sono tanti gli scrittori che hanno fatto ricorso a un falso nome per pubblicare le loro fatiche letterarie, tra i tanti si ricordano Fernando Pessoa, il quale ha vergato molte opere come Álvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro e Bernardo Soares; Stephen King, che ha firmato quattro romanzi con il nome di Richard Bachman per scoprire se i lettori acquistavano le sue opere per il suo nome o per la sua ars scribendi; J. K. Rowling ha usato lo pseudonimo di Robert Galbraith per firmare il suo primo giallo; Agatha Christie, la scrittrice di gialli per antonomasia, per non confondere il lettore scelse il nome d’arte di Mary Westmacott per firmare i romanzi d’amore; Charles Lutwidge Dodgson, l’artefice di Alice nel paese delle meraviglie, scelse il pen name Lewis Carroll; Eric Arthur Blair, l’autore di Animal Farm (trad. it. La fattoria degli animali) e Nineteen Eighty-Four (trad. it. 1984), pubblicò i suoi libri come George Orwell; Pablo Neruda, all’anagrafe cilena Ricardo Eliezer Neftalí Reyes Basoalto, con il suo nome d’arte secondo alcuni volle rendere omaggio sia allo scrittore e poeta cecoslovacco Jan Neruda, riprendendone il cognome, sia al poeta francese Paul Verlaine, dal quale prese il nome; Italo Svevo altri non era che Aron Hector Schmitz; l’eclettico artista Andrea de Chirico scelte lo pseudonimo di Alberto Savinio; il poeta giapponese Haiku provò quindici pseudonimi prima di scegliere Basho (che significa “pianta di banana”); Georges Remi, il fumettista belga creatore di Tintin, quasi a risolvere una sorta di codice, in linea con il personaggio creato, è diventato Hergé attraverso l’inversione e la trascrizione fonetica delle sue iniziali (G. R. = R. G. = Her + Gé); Jósef Konrad Korzeniowski ritenne che il nome Joseph Conrad fosse più inglese; Wilhelm Albert Vladimir Apollinaris de Kostrowitzky pensò che Guillaume Apollinaire fosse più facile da ricordare; Samuel Langhorne Clemens scelse di pubblicare come Mark Twain perché questo pseudonimo gli ricordava il suo adorato fiume Mississipi; Jean-Baptiste Poquelin riteneva il teatro poco dignitoso, così scelse Molière come nom de plume per celare il proprio nome; Anne Desclos scrisse il bestseller erotico The Story of O come Pauline Réage; la Baronessa Karen Blixen scelse il nome d’arte Isak Dinesen per scrivere la sua biografia Out of Africa; le sorelle Brontë (Anne, Charlotte e Emily) all’inizio della loro carriera pubblicavano come Acton Bell, Currer Bell e Ellis Bell.
Alcune scrittrici hanno usato lo pseudonimo per celare il proprio sesso, così Mary Ann Evans scrisse sotto il nome di George Eliot affinché i lettori non pensassero che i suoi fossero romanzi d’amore; in modo analogo Amantine Aurore Lucile Dupin diventò George Sand per vincere la diffidenza che il lettore medio provava verso le donne, pregiudizialmente ritenute artiste di qualità inferiore; Brian O’Nolan vergò romanzi sotto l’alias di Flann O’Brien, e articoli di giornali sotto il nome di Myles na gCopaleen (Myles dei Cavallini), perché i dipendenti pubblici irlandesi non potevano pubblicare libri.
Un caso di pseudonimo eccentrico o bizzarro dir si voglia fu quello ideato da Benjamin Franklin, il quale all’età di 16 anni inventò la vedova Silence Dogood per pubblicare lettere satiriche sul quotidiano diretto dal fratello. Chiudiamo questa breve carrellata d’esempi ricordando che anche il poeta William Shakespeare pare fosse un nome falso (Shake-speare: scuoti-scena, cioè William scuoti la scena o William lo scuoti-scene).

Soprannome e abbreviativo

Non bisogna confondere lo pseudonimo con il soprannome: il primo è alternativo al nome, il secondo può essere talvolta giustapposto al nome ma resta soltanto un appellativo scherzoso, ironico o anche malevolo imposto a una persona in conseguenza di certe caratteristiche fisiche o qualità o attitudini o in base al luogo di nascita o di provenienza: il roscio, er pomata, lo smilzo, il terrone, il polentone, il siciliano, il milanese ecc.
L’alias va altresì distinto anche dall’abbreviativo, ossia una forma accorciata del nome anagrafico: esempio Dino per Arduino, Armando, Bernardino, Corradino; Peppe per Giuseppe; Toni, Tony, Totò, Anto, Nino o Tonio per Antonio; Eli o Ely per Elisabetta; Nico, Nic o Nik per Nicola ecc.

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